Jatevenne Day

Immaginate un futuro distopico. Uno strano mondo in cui si decide di premiare con finanziamenti statali chi brucia i rifiuti invece di riciclarli. Chi produce diossina, polveri ultrasottili e ceneri tossiche. E immaginate anche una terra benvoluta dal sole e dal mare e molto meno dal governo degli uomini. E una potente azienda privata che decide di guadagnare più soldi possibili dall’incenerimento. E così, con l’aiuto di governatori di destra e di sinistra e la pressione delle banche vince l’appalto per gestire tutti i rifiuti. Ma vince con l’imbroglio, facendo l’offerta peggiore per la salute dei cittadini, cambiando in corso d’opera le regole del gioco, cancellando perfino delle righe dal contratto. Il governatore di “sinistra” dirà di non averlo letto quel contratto. In fondo erano solo due pagine che valevano un miliardo di euro e il benessere di tutti i cittadini. Ma la grande azienda non si accontenta, vuole bruciare tutto il possibile e, in attesa di avere i forni, mette nel combustibile tutto quello che raccoglie, perfino quello che non dovrebbe andarci, perfino le cose umide e marce. Arriva a sabotare i suoi stessi impianti! Perché la pagano a tonnellate. E con queste balle di combustibile comincia a edificare una città, un enorme città della monnezza. E’ una città invivibile per gli esseri umani, ma non per le banche, che cominciano a quotarla. Al momento vale oltre un miliardo di euro.
Naturalmente la grande azienda sa di non poter mangiare da sola. In quella terra ci sono predoni rapaci, abituati a farsi pagare per interrare ovunque rifiuti tossici. Bisogna tenerli a bada. Una mano la da ancora la politica: l’impresa può scegliere a suo piacimento dove mettere le discariche, disinteressandosi delle conseguenze sulla natura e sui cittadini. E quindi compra le discariche dei predoni o permette a questi di usare le proprie, o ancora gli consente di mettere i loro rifiuti speciali nelle balle di combustibile, così pesano di più. La grande impresa privata, in nome del denaro, sta mettendo le basi per un’opera grandiosa: il più grande disastro ecologico dell’Europa occidentale, i più alti tassi tumorali, il 45% di tutto il suolo inquinato dell’intera nazione è qui.
Mancano ancora dei tasselli, bisogna accontentare gli amici della politica: i burocrati e i docenti universitari. Ma con questi si fa prima, basta gratificarli di consulenze e, en passant, di centinaia di migliaia di euro.
E poi c’è “l’Emergenza”, il grande film che va in replica da quindici anni, appassionando e spaventando milioni di spettatori. La scenografia é povera e trash, con milioni di sacchetti di immondizia, ma il successo è mondiale e l’effetto garantito. Così lo spettacolo viene continuamente ri-finanziato. Ansia, terrore e miracolo sono i tre atti principali. Con virtuosa simmetria emozionale, ogni atto prepara ciclicamente i successivi.
Eppure la gente comincia a ribellarsi. Non le va proprio di ammalarsi o di veder disintegrata la sua terra. Qualcuno è anche stufo di vedere sempre lo stesso film. Ha imparato che ci sono metodi alternativi all’autodistruzione, come la raccolta differenziata, il riciclo, il trattamento “a freddo”. E questi metodi sono stati boicottati per denaro. Tanti sentono puzza di tradimento, o forse è solo la puzza dei rifiuti. Si rivoltano e non gli importa niente che la politica e i suoi amici dicano che sono proprio loro la causa di tutto: “Eco-fondamentalisti” della propria sopravvivenza e della propria dignità. Addirittura, forse, della democrazia. Non si riesce a tenerli a bada.
Finchè arriva un predone più grande e potente. Sfrutta il momento più emozionante, “l’atto del miracolo”, quello in cui i sacchetti improvvisamente scompaiono, per riscrivere ancora le regole. Quello che altrove è bianco qui sarà nero, quello che altrove è pericoloso qui non lo è più. E’ un apoteosi: più discariche, più forni, più soldi e niente regole inutili. Basta con tutti questi regolamenti sulla salute, sull’ambiente, perfino sulla sicurezza del lavoro. Stavolta sarà un suo emissario a decidere tutto, a stabilire come, quando e dove. Niente paura: è uno che ha già dimostrato di saper trattare gli amici. Oppure volete che ritornino i sacchetti, che bussino alla porta di casa, che si infilino dalla finestra del bagno? Per chi non è ancora convinto ci sarà l’esercito, che gioca da mesi una bizzarra guerra ai rifiuti, ma, si sà, è più bravo a farla agli esseri umani.
Ma gli eco-fondamentalisti resistono. Sono insegnanti, agricoltori, studenti, precari e perfino sbandati. In comune hanno ben chiari i nomi di questa favola distopica: Impregilo, Rastrelli, Bassolino, Ecomafie, Confindustria, Bertolaso, Berlusconi… E i luoghi: Acerra, Giugliano, Savignano, Andretta, Terzigno, Serre, Pianura, Ponticelli… Chiaiano è tra questi. Un luogo densamente popolato nell’area metropolitana di Napoli. Incuneato tra l’area ospedaliera e un parco naturale. Il grande predone vuole costruirci un’enorme discarica su cui campeggerà il cartello “buona per tutto”. Oggi migliaia di “eco-fondamentalisti” manifesteranno per salvare Chiaiano e la Campania dagli speculatori e dagli eserciti: é lo “Jatevenne Day”. Siamo donne e uomini che hanno smesso di essere spettatori per sentirsi finalmente una comunità. La nostra lotta è appena cominciata.

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