Napoli, cittadini, ultras e monnezza

"Ma cosa sta succedendo li’ a Napoli?", "Ma cosa avete combinato a Napoli?",
le domande piu’ in voga nelle ultime settimane, con l’intramezzo della
settimana dell’amore esternato sottoforma di regali.
Il cosa sta succedendo non e’ assolutamente una novita’, e’ vita quotidiana,
vita consumata e spesso sperperata in parole con pochi fatti, anzi… a volte
anche con poche parole. Gia’ da 15 anni si profilava questo presente cosi’
putrido e puzzolente, quando Nunzio Perrella un ex boss del Rione Traiano disse, "Dotto’,
non faccio più droga. No, adesso ho un altro affare. Rende di più e soprattutto
si rischia molto meno. Si chiama monnezza, dotto’. Perché per noi la monnezza
è oro". Oggi, dove 15 anni fa si sversavano rifiuti di ogni genere, da quelli
cittadini a quelli industriali, illegali e pericolosi, si susseguono i presidi
dei cittadini contro lo sversamento LEGALE deciso dalla regione. Oggi i
cittadini di Pianura sono quasi tutti uniti contro la riapertura della
discarica proprio fuori le proprie finestre, contro la pezza che vogliono
mettere le istituzioni locali per far sparire per qualche altro mese
l’emergenza.
Inutile nascondere il mio profondo dolore e sofferenza, ascoltando commenti
dei cosi’ detti "vall ‘ngopp a munnezz" "Galli sulla munnezza", o di persone
il cui unico commento e’ "munnizzari", quando i loro padroni, sversavano
illegalmente nelle nostre fertili terre. E’ come dire che la colpa del
traffico di droga sia solo di chi consuma, non di chi vende. Ogni giorno
bisogna sempre mortificarsi e ingoiare il rospo, oppure cercare di difendersi
per quei 5 minuti che riescono a farci trattenere con l’interlocutore cieco.
Io, ci sono stato ai presidi di questi giorni, ho visto due tipi di rivolte.
Due tipi di persone, fuori a dei cancelli di ferro riciclato, che intonacavano
una terra quasi islandese, per i fumi che fuoriuscivano dal terreno, fumi
velenosi, puzzolenti.
C’erano le persone che manifestavano il loro dissenso alla riapertura della
collina di rifiuti. Persone pacifiche, persone con occhi lucidi e con la
rabbia tra i denti. Alcune di loro travestite da agenti greenpeace, che
ripetevano il rosario a memoria, altre che prima del presidio avevano
depositato sotto un cavalcavia il proprio frigorifero vecchio. Io ero tra questi,
non cercavo di capire l’origine della rabbia, e’ la stessa che mi portavo
dietro anch’io, cercavo di capire perche’ quelle persone giusto 4 mesi
prima non e’ scesa a protestare contro le discariche a cielo aperto che si
trovavano proprio ai bordi delle loro strade, fuori le scuole dei propri
figli, ma la cosa che mi fa piu’ dolore e’ il perche’ nessuno abbia mai
protestato contro le circa 150 discariche abusive nella provincia di Napoli,
discariche sotto il controllo della camorra, dove magari uno dei manifestanti
lavorava. Ho cercanto di parlarne con qualcuno, ma il dialogo era quasi
impossibile, la rabbia li soprassedeva, li divorava dall’interno, senza
lasciare traccia di un attimo di coscienza.
Il loro grido era vero e sentito, era giusto ed io li ho seguiti, ma la mia
domanda era sempre li’, tra un incendio e l’altro.
L’altra tipologia di protesta era quella della guerriglia, con quella stessa
parola che si ascolta ogni domenica allo stadio: "mentalita’", la mentalita’ di
distruggere senza domandarsi. La mentalita’ di protestare contro gli
inceneritori, bruciando quintali e quintali di immondizzia per strada, la
mentalita’ di assaltare un camion dei pompieri giunto per spegnere i roghi dei
nostri avanzi, spaccando il vetro e lanciando nell’abitacolo una bomba carta,
io mi sono sentito molto vicino ai pompieri non ai guerriglieri quel giorno,
non voglio fare il Pasolini della giornata, ma attentare i pompieri e’ la
cosa piu’ stupida che io abbia mai visto. I ragazzi con "mentalita’", che il
giorno prima erano a preparare gli striscioni per milan-napoli, erano li’, a
volto coperto, con in tasca bulloni e cocaina, tra reporter con le proprie
telecamere, non fracassate, ma rubate, tra molotov usate per incendiare i
rifiuti, si.. gli inceneritori piu’ inquinanti erano proprio loro, proprio loro
che lottano contro gli inceneritori legali, o quasi. Ho chiesto a qualcuno di
loro, quando cercavano di riprendere fiato, cosa li spingesse a fare quello,
mi han detto che "la mentalita’ ultras e’ contro la polizia", al che ho
domandato, "e la monnezza?", "quella ci sara’ sempre, noi vogliamo solo
uccidere questi bastardi".
Non sono un filo-poliziotto, ma in quel momento non ero nemmeno un ultras.

Ecco cosa diro’ ai miei figli, quando mi chiederanno cosa successe a Napoli quei giorni. 

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