Pensieri uguali in menti diverse

Oggi sfogliando un libro di Giorgio Amendola – Una scelta di vita, ho trovato un volantino di Lotta Continua (sara’ stato di mio padre), ingiallito e con quell’odore di carta invecchiata. Gia’, Roba vecchia. L’ho letto e riletto almeno 2 volte, poi mi son soffermato sulla data, anni 70, anni pesanti come piombo. Anni ricchi di parole, di scoperta, di fragilita’.

Il volantino rivendica l’assassinio di un certo anarchico Franco Serantini, di cui non avevo mai sentito parlare, cerco qualche informazione e leggo che a Pisa esiste una biblioteca aperta dai compagni anarchici a suo nome.



Franco Serantini (il
suo nome di battesimo era Francesco) nasce il 16 luglio 1951
a Cagliari. Abbandonato al brefotrofio vi rimane fino all’età
di due anni quando viene adottato da una coppia senza figli.
Dopo la morte della madre adottiva viene affidato ai “nonni
materni”, con i quali vive, a Campobello di Licata in Sicilia,
fino al compimento del nono anno di età, poi viene nuovamente
trasferito in un istituto di assistenza a Cagliari. Nel 1968
viene trasferito dall’istituto di Cagliari in quello per
l’osservazione dei minori di Firenze e da qui – pur
senza la minima ragione di ordine penale – destinato al
riformatorio di Pisa “Pietro Thouar” in regime di
semilibertà (deve mangiare e dormire in istituto). A
Pisa, dopo aver conseguito la licenza media alla scuola statale
Fibonacci, frequenta la scuola di contabilità aziendale.

Pinelli e Valpreda

Le conoscenze che acquisisce ed i nuovi rapporti che allaccia
lo portano a guardare il mondo con occhi diversi e ad avvicinarsi
all’ambiente politico della sinistra: frequenta le sedi
delle Federazioni giovanili comunista e socialista, passa da
Lotta Continua per approdare, tra la fine del 1970 e l’inizio
del 1971, al gruppo anarchico “Giuseppe Pinelli” che
ha la sede presso la Federazione Anarchica Pisana (aderente
ai G.I.A.) in via S. Martino al numero civico 48. Insieme a
tanti altri compagni si impegna in tutte le iniziative sociali
di quegli anni, come l’esperienza del “Mercato rosso”
nel quartiere popolare del CEP, in molte azioni antifasciste,
nella campagna di controinformazione sulla strage di Piazza
Fontana e l’assassinio di Giuseppe Pinelli. Partecipa con
passione all’acceso dibattito che la candidatura di protesta
alle elezioni politiche di Pietro Valpreda ha innescato nel
movimento anarchico.

Pestato a sangue

Il 5 maggio 1972 prende parte, come altri compagni anarchici,
al presidio antifascista indetto da Lotta Continua a Pisa contro
il comizio dell’onorevole Giuseppe Niccolai del Movimento
Sociale Italiano. Il presidio viene duramente attaccato dalla
polizia; durante una delle innumerevoli cariche Franco viene
circondato da un gruppo di celerini del Secondo e del Terzo
plotone della Terza compagnia del I Raggruppamento celere di
Roma, sul lungarno Gambacorti, e pestato a sangue. Successivamente
viene trasferito prima in una caserma di polizia e poi al carcere
Don Bosco, dove, il giorno dopo, viene sottoposto ad un interrogatorio,
durante il quale manifesta uno stato di malessere generale che
il Giudice, le guardie carcerarie ed il medico non giudicano
“serio”. Dopo quasi due giorni di agonia, Serantini
viene trovato in coma nella sua cella, trasportato al pronto
soccorso del carcere muore alle 9,45 del 7 maggio.

L’autopsia

Il pomeriggio dello stesso giorno le autorità del carcere
cercano di ottenere tempestivamente dal Comune l’autorizzazione
al trasporto e al seppellimento del cadavere. L’ufficio
del Comune si rifiuta di concedere il benestare alla tumulazione,
mentre la notizia della morte di Serantini rimbalza in tutta
la città. Luciano Della Mea, antifascista e militante
storico della sinistra pisana, decide insieme all’avvocato
Massei di costituirsi parte civile. Il giorno dopo ha luogo
l’autopsia. L’avvocato Giovanni Sorbi, che aveva voluto
assistervi, così ricorderà la triste circostanza:
“È stato un trauma assistere all’autopsia,
veder sezionare quel ragazzo che conoscevo. Un corpo massacrato,
al torace, alle spalle, al capo, alle braccia. Tutto imbevuto
di sangue. Non c’era neppure una piccola superficie intoccata.
Ho passato una lunga notte di incubi”. I funerali di Serantini
si tengono il 9 maggio 1972 e vedono una grande partecipazione
popolare.


Piazza Serantini

Al cimitero, Cafiero Ciuti, un anziano militante anarchico
antifascista della prima ora, pronuncia l’ultimo discorso
di commiato. In quei giorni, con il diffondersi della notizia,
in molte città d’Italia si tengono manifestazioni.
Il 13 maggio a Pisa Lotta Continua ne indice una che vede una
grande partecipazione di folla; al termine del corteo, in piazza
S. Silvestro, dopo un comizio di Gianni Landi per gli anarchici
e di Adriano Sofri per Lotta Continua, viene apposta all’ingresso
del palazzo Tohuar una lapide in ricordo. Le manifestazioni
e le iniziative per ricordare Serantini travalicano i confini
regionali: nel 1979 a Torino gli viene dedicata una scuola media;
nel 1979 a Pisa nasce la biblioteca omonima e nel 1982 in piazza
S. Silvestro, ribattezzata nel frattempo dalla gente “piazza
Serantini”, viene inaugurato un monumento donato dai cavatori
di Carrara.


“Non ricordo”

Le indagini per scoprire i “responsabili” della morte
di Serantini affogano nella burocrazia giudiziaria italiana
e nei “non ricordo” degli ufficiali di PS presenti
al fatto. I sessanta uomini del Secondo e del Terzo plotone
della Terza compagnia del I Raggruppamento celere di Roma che
sono i protagonisti della vicenda scompaiono nelle nebbie delle
stanze della magistratura. Ma la vicenda di Serantini rimane
all’attenzione dell’opinione pubblica grazie alla
campagna stampa dei giornali anarchici (A rivista anarchica,
L’Internazionale e Umanità Nova),
di Lotta Continua, di quelli democratici e di movimento, e all’attività
dei comitati “Giustizia per Franco Serantini”. Alla
fine di marzo del 1977 il dottor Mammoli, il medico del carcere
che aveva visitato Serantini, viene ferito alle gambe da mani
ignote. Un volantino a nome di Azione Rivoluzionaria rivendicherà
l’attentato.

 [Tratto da http://www.anarca-bolo.ch]

Stessa morte, differenziata dalla variabile mediatica, diversi modi di fare, di pensare, chi e’ oggi il morto ucciso cosi’ tanto parlato? Cosa faceva? Che pensava politicamente e socialmente? Chi l’ha mai visto? Chi ce ne parla? Nessuno, ma resta sempre ragazzo, non piu’ compagno.

Il volantino recita:

No alle leggi fasciste di polizia
lotta continua

Compagni studenti,
cinque maggio ’72 il compagno Franco Serantini viene ucciso dai celerini
perche’ antifascista. Da tre anni i suoi uccisori sono ancora impuniti.
Cinque maggio ’75 le camere discutono con procedura di urgenza un testo di
leggi di polizia dove tra l’altro c’e’ per i poliziotti che uccidono un
apposito tribunale – il che significa impunita’ garantita per gli assassini e
stimolo a uccidere di piu’.
A pochi giorni dal 25 aprile che ha visto le masse proletarie riaffermare
nelle piazze la loro volonta’ di farla finita con i fascisti e la democrazia
cristiana che li protegge chiudendo decide di covi fascisti e sedi del M.S.I.
contro questa mobilitazione si e’ scagliata la livida rabbia di fanfani e dei
padroni, che dopo aver fatto uccidere quattro compagni dai fascisti in divisa
ed in borghese, tentano di utilizzare la loro morte per rilanciare una
pretestuosa campagna sull’ordine pubblico.
Fermo di polizia, uso delle armi da parte della polizia durante le
manifestazioni, confino di polizia esteso ai reati politici, legge sulle armi
(bandiere e bastoni sono considerate come le pistole e la dinamite usate dai
fascisti in questi anni per le loro stragi) , tutte queste misure non sono
certo contro la criminalita’, ne’ tantomeno contro i fascisti che per 30 anni
hanno agito indisturbati protetti dalla DC, dalla polizia, dalla magistratura,
MA SONO DIRETTE A STRONCARE IL MOVIMENTO OPERAIO, A RICACCIARE INDIETRO LE
LOTTE DEGLI OPERAI E DEGLI STUDENTI, A TOGLIERE LORO LE PIAZZE.
Di fronte a queste leggi, gravissimo e’ l’atteggiamento di debolezza e
compromesso delle sinistre ufficiali, PSI e PCI, i quali parlano solo di
emendamenti, senza chiamare alla mobilitazione.
Come gia’ 2 anni fa, la mobilitazione della classe operaia e degli studenti
spazzarono via il Fermo di Polizia e il Governo Andreotti anche oggi deve
essere la mobilitazione diretta degli operai, dei proletari e degli studenti a
sconfiggere le leggi fasciste, la DC e il Governo Moro che si propone di
ottenere quello che Andreotti non e’ riuscito ad ottenere.

IL 6 MAGGIO SCIOPERO NAZIONALE DEGLI STUDENTI INDETTO DALLE ORGANIZZAZIONI
RIVOLUZIONARIE.
MOBILITIAMOCI TUTTI IN QUESTA PRIMA SCADENZA DI LOTTA CONTRO IL FERMO DI
POLIZIA E LE LEGGI FASCISTE DELLA DC.
PREPARIAMO QUESTA SCAENZA CON ASSEMBLEE, COMIZI, CON INIZIATIVE NELLE SCUOLE E
NEI QUARTIERI PROLETARI.

ciclinprop
Viale A

        DOMENICA MOSTRA E RACCOLTA FIRME CONTRO LE LEGGI DI POLIZIA A PIAZZA
        PRIMAVERA.

 
volantino lotta continua

Uguale la morte, diversa la presa di coscienza, uguali le leggi, diversi i giudici, uguali i ragazzi, diversi i compagni. 

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